Gocce di letteratura
a cura di Cristina Grassi e Paola Caruggi

R.W. Buss, Il sogno di Dickens, in cui il sonno dell’autore è popolato dai suoi personaggi.
David Copperfield, 1849 - 1850
David, che si dice “nato postumo” – il padre muore prima della sua nascita – viene allevato con amore e dolcezza dalla giovane madre e dalla domestica, Peggotty, e cresce felice finché come secondo marito della madre entra nella sua vita il lugubre, spietato signor Murdstone (a Dickens piaceva giocare coi nomi: murd come murder, omicidio e stone, per qualcuno freddo come una pietra). Il signor Murdstone diventa il patrigno di David a cui cerca di impartire un’educazione severa a colpi di frusta, nella peggior tradizione puritana, coadiuvato in questo dalla sorella Jane Murdstone, arida e tetra zitella che assume su di sé il governo della casa, spossessandone la madre di David.
Questo l’inizio di un romanzo corposo, molto esteso, che accompagna il protagonista fino alla maturità, attraverso le esperienze del collegio e del lavoro precoce; poi l’intervento salvifico di una vecchia zia, la ripresa degli studi, il lavoro vero e l’amore. Folgorante nel racconto dell’infanzia di David, a nostro avviso meno memorabile anche se sempre intrigante nella trattazione degli anni più adulti. Ma nessuno come Dickens ha saputo rendere il tempo della meraviglia e dello stupore, conservando dentro di sé con tanta nitidezza e tenerezza il fanciullino. Come dimenticare l’apparizione della casa del signor Peggotty – una chiglia di nave con porta e finestre sulla spiaggia – agli occhi del piccolo David, evocazione favolosa di viaggi e avventure per mare?
“Avessi veduto il palazzo di Aladino, col famoso uovo dell’uccello Roc e tutto quanto, certo non sarei rimasto contento come alla romantica idea di vivere in quella nave. C’era una deliziosa porticina aperta in un fianco e, dentro, un soffitto e certe finestrelle piccole piccole: la cosa più affascinante poi, era il pensiero che si trattava di un vero battello che certo aveva solcato il mare migliaia di volte e che non era stato, in origine, destinato a servir d’abitazione in terraferma…”

La casa del signor Peggotty
Nessuno come Dickens, allo stesso tempo, ha saputo suscitare l’indignazione del lettore descrivendo il tradimento e la violazione dell’infanzia ad opera della malvagità e del cinismo degli adulti, il loro desiderio crudele di reprimerne l’immaginazione e l’allegria:
“Il color cupo del sangue dei Murdstone incupiva anche la religione dei Murdstone, che era austera e rabbiosa…sia come sia, ricordo bene le grinte arcigne con cui eravam soliti recarci in chiesa, e ricordo come l’atmosfera stessa del luogo fosse mutata. Ecco: arriva la temuta domenica, e io m’infilo per primo nel nostro banco come un delinquente condotto, sotto buona scorta, al servizio religioso pei prigionieri…ecco la signorina Murdstone che brontola le risposte al servizio divino accentuando con crudele soddisfazione le parole più terribili. Ecco: rivedo i suoi cupi occhi fare il giro della chiesa, mentr’ella dice “miserabili peccatori”, come se stesse facendo l’appello dei presenti… Ecco: se io muovo un dito, o allento un muscolo della faccia, la signorina Murdstone mi colpisce dolorosamente le costole col suo libro di preghiere”.
Il mondo di Dickens è un universo vastissimo, raccontato con grande varietà di toni dal drammatico al patetico, dal sentimentale al grottesco e sempre colorato dalla meravigliosa ironia dell’autore. Anche in David Copperfield ricchissima è la galleria dei personaggi, sapientemente caratterizzati ciascuno nella propria peculiarità. Nel signor Micawber che finisce in prigione per debiti (il termine micawberism è entrato nel dizionario inglese ad indicare ingiustificato e irresponsabile ottimismo) Dickens ritrae suo padre, che fu arrestato per la stessa ragione; nel romanzo il signor Micawber viene riscattato da un destino di indigenza ed emigra in Australia, dove diventerà un prospero allevatore di pecore. Chissà se Dickens, pur avendogli perdonato la leggerezza che aveva segnato duramente la sua infanzia – a dodici anni dovette andare a lavorare in fabbrica a causa del crac paterno – non abbia così inteso, oltre a renderlo ricco, mettere una ragguardevole distanza di sicurezza tra sé e lui almeno nella finzione, spedendolo agli antipodi…
Ascolta l'incipit di David Copperfield nella traduzione di Cesare Pavese
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